Grammatica

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L’accento in greco (schema generale)

In greco esistono in tutto tre tipi di accento, cioè acuto, circonflesso e grave.

L’accento acuto (´) può stare sia su una vocale breve sia su una vocale lunga sia su un dittongo:

πολέμου

τήν

ὁδοί

L’accento circonflesso (~) può stare solo su una vocale lunga o un dittongo:

τριχν

μναῖς

L’accento grave (`) sostituisce l’accento acuto, quando quest’ultimo si trova sull’ultima sillaba di una parola e dopo c’è un’altra parola accentata (e quindi può stare anch’esso sia su una vocale breve sia su una vocale lunga sia su un dittongo):

πρς αὐτόν

τν χώραν

τοὺς ἀνθρώπους

In linea teorica l’accento acuto indica un innalzamento della voce, quello circonflesso un innalzamento della voce seguito da un abbassamento e quello grave un’elevazione della voce un po’ più debole; in pratica però si leggono tutti allo stesso modo (cioè per evidenziare una sillaba rispetto a un’altra, come avviene in italiano con la e di caffè).

Dove si mette l’accento?

Se l’accento si trova su una vocale, le viene scritto sopra (se però la vocale è maiuscola, le viene scritto davanti):

λέγω

τιμῶ

Ἄγω

Ἦλθον

Quando invece si trova su un dittongo, viene scritto in ogni caso sulla seconda vocale, ma va letto come se fosse sulla prima:

βαίνω si legge bàino

Οἶνος si legge òinos

E se c’è anche lo spirito? Se l’accento si trova sulla stessa vocale o sullo stesso dittongo su cui si trova lo spirito, gli viene scritto di fianco, se si tratta di un accento acuto o grave (δωρ) oppure sopra, se si tratta di un accento circonflesso (οὖς).

Le leggi di accentazione

L’accento non può stare su una qualsiasi vocale o dittongo di una parola, ma deve obbedire a due leggi fondamentali che regolano la sua posizione:

Legge del trisillabismo

L’accento acuto non può risalire oltre la terzultima sillaba e quello circonflesso non può risalire oltre la penultima sillaba:

φύλακος

τιμᾶτε

Per conoscere la posizione di una sillaba basta contare da destra verso sinistra le vocali o i dittonghi di una parola, perché a ogni vocale o dittongo (anche quando sono insieme a delle consonanti) corrisponde una sillaba.

Legge σωτῆρα

Quando l’ultima sillaba di una parola è breve e la penultima sillaba è lunga e accentata, l’accento sulla penultima diventa circonflesso:

ἀνήγονἀνγον

Dato che l’accento si trova sulla vocale lunga η e nell’ultima sillaba c’è la vocale breve ο, l’accento diventa circonflesso.

Questa legge deve il proprio nome alla parola σωτῆρα (che significa “salvatore”), nella quale si verifica questo fenomeno. È conosciuta anche come legge del trocheo finale, perché la successione di una lunga e di una breve forma un trocheo, cioè una delle varie sequenze ritmiche usate nella poesia classica.

A queste due leggi fondamentali se ne aggiungono altre due minori (talvolta non vengono nemmeno riportate sui libri di grammatica greca):

Legge ἔγωγε (o legge di Vendryes)

Se una parola aveva in origine l’accento circonflesso sulla penultima sillaba e la sua terzultima sillaba è breve, l’accento si sposta sulla terzultima sillaba e diventa acuto.

ἐγῶγεἔγωγε

Questa legge deve il proprio nome alla parola ἔγωγε (che significa “proprio io”), nella quale si verifica questo fenomeno.

Legge di Wheeler

In una parola che finisce con una sillaba lunga seguita da due sillabe brevi, l’accento si ritrae dall’ultima sillaba alla penultima:

πατρασίπατράσι

Classificazione delle parole

In base alla posizione dell’accento, le parole possono essere:

Ossitone (accento acuto o grave sull’ultima sillaba)

ὁδός

Parossitone (accento acuto sulla penultima sillaba)

παρέχω

Proparossitone (accento acuto sulla terzultima sillaba)

σίδηρος

In questo caso l’ultima sillaba deve essere per forza breve.

Perispomene (accento circonflesso sull’ultima sillaba)

αὐτοῦ

Properispomene (accento circonflesso sulla penultima sillaba)

μᾶλλον

In questo caso l’ultima sillaba dev’essere per forza breve.