Greco

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Licurgo insisteva sull’importanza dell’educazione (2)

Autore

Plutarco

Libro

γραφίς

La versione inizia con:

Τινὲς δέ φασιν, ὡς οὐ παρῆγε σκύλακας…

La versione termina con:

…καλὰ δι’ὅλου τοῦ βίου

Traduzione

Alcuni dicono che non portò cuccioli che erano nati dagli stessi (genitori), ma uno (nato) da cani domestici, l’altro invece da cani da caccia; e poi addestrò quello di razza inferiore alla caccia, mentre abituò l’altro di (razza) superiore soltanto a cibi prelibati; poi, dopo che entrambi si furono lanciati verso le cose abituali1, avendo dimostrato (letteralmente avendo reso evidente) come l’educazione conduca verso il meglio e il peggio, disse: “E dunque neanche a noi, cittadini, serve a niente la nobiltà di stirpe, elogiata da molti, e il fatto di discendere da Eracle, se non compiamo le azioni per le quali quello apparve più noto e più nobile di tutti gli uomini, esercitandoci e imparando nobili princìpi per tutta la vita”.

1 Stando a quanto racconta Plutarco, il re spartano Licurgo allevò i due cuccioli nel modo descritto nel brano e li portò poi in assemblea, dove pose a terra del cibo e liberò una lepre. Subito dopo lasciò andare i cani; quello abituato a cacciare si fiondò sulla lepre e la catturò, mentre l’altro andò a mangiare. In questo modo Licurgo dimostrò ai cittadini l’importanza di un’educazione che temprasse il fisico e lo spirito.