Greco

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Lisandro accusa Tissaferne

Autore

Plutarco

Libro

γραφίς

La versione inizia con:

Πυθόμενος δὲ Κῦρον εἰς Σάρδεις ἀφῖχθαι…

La versione termina con:

…τῶν πολεμίων κενὰς ἐποίησεν

Traduzione

Essendo venuto a sapere che Ciro, il figlio del re, era giunto a Sardi, partì per parlare con lui e per accusare Tissaferne, che, nonostante avesse l’ordine di portare aiuto agli Spartani e di respingere gli Ateniesi dal mare, sembrava essere restio a causa di Alcibiade, attardandosi, e (sembrava) che danneggiasse la flotta inviando pochi rifornimenti (letteralmente rifornendo avaramente).

Anche Ciro voleva che (letteralmente era anche a Ciro che voleva) Tissaferne fosse sotto accusa e avesse una cattiva reputazione, poiché (Tissaferne) era cattivo ed era personalmente in contrasto con lui.

Lisandro, essendo invece amato per questi motivi e inoltre per lo stile di vita comune e avendo conquistato il ragazzo soprattutto grazie al servilismo del rapporto, (lo) esortò alla guerra.

Poiché Ciro, avendo offerto un banchetto per lui, che voleva partire, riteneva giusto che non rifiutasse le gentilezze da parte sua, ma che chiedesse ciò che voleva e (riteneva giusto) dire che avrebbe ottenuto con facilità qualsiasi cosa (letteralmente nulla non avrebbe ottenuto con facilità), Lisandro rispondendo disse: “Poiché dunque sei così bendisposto (letteralmente sei così di benevolenza), Ciro, ti chiedo e ti imploro di aggiungere un obolo al compenso dei marinai, affinché prendano quattro oboli invece che tre oboli”.

Essendosi rallegrato dunque Ciro per la liberalità dell’uomo, gli diede diecimila darici, grazie ai quali, facendo distribuire un obolo ai marinai e mettendosi in mostra, rese vuote in poco tempo le navi dei nemici.