Analisi grammaticale

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I nomi primitivi, derivati, composti, alterati

I nomi primitivi sono nomi formati unicamente dalla radice e dalla desinenza.

La radice è la parte che racchiude il significato della parola, mentre la desinenza è la parte finale. Ad esempio, il nome fiore è formato dalla radice fior- e dalla desinenza -e.

Di conseguenza, i nomi primitivi non sono costruiti a partire da un altro nome. Alla base di fiore non c’è un altro nome, a differenza di fioraio, che contiene proprio la parola “fiore”.

Ecco alcuni esempi di nomi primitivi:

Pianta

Gufo

Lago

Nessuno di questi nomi è costruito a partire da un altro nome:

  • il nome pianta è formato dalla radice piant- e dalla desinenza -a
  • il nome gufo è formato dalla radice guf- e dalla desinenza -o
  • il nome lago è formato dalla radice lag- e dalla desinenza -o

I nomi derivati sono nomi che si sono formati a partire da un altro nome (ad esempio, il nome cartolaio deriva da carta). Sono caratterizzati dalla presenza di un prefisso (una parte che si mette davanti alla radice, ad esempio dis- in disfunzione) o un suffisso (una parte che si mette alla fine della radice, ad esempio -oleria in cartoleria).

Ecco alcuni esempi di nomi derivati:

Orologiaio

Ginocchiera

Frutteto

Tutti questi nomi hanno alla base un altro nome:

  • il nome orologiaio deriva da orologio (con il suffisso -aio)
  • il nome ginocchiera deriva da ginocchio (con il suffisso -iera)
  • il nome frutteto deriva da frutto (con il suffisso -eto)

I nomi composti sono nomi formati da due o più parole che esprimono concetti differenti:

Capostazione

Cassaforte

Copriletto

Questi nomi sono formati dai seguenti elementi:

  • il nome capostazione è formato da capo e da stazione
  • il nome cassaforte è formato da cassa e da forte
  • il nome copriletto è formato da copri e da letto

I nomi composti possono essere formati da:

Nome+NomeCapostazione
Nome+AggettivoCassaforte
Aggettivo+NomeBassorilievo
Aggettivo+VerboBelvedere
Verbo+NomeApribottiglie
Verbo+VerboLasciapassare
Avverbio+VerboBenestare
Preposizione+NomeSottoscala
Più paroleNontiscordardimé

Quando passano dal singolare al plurale, i nomi composti si comportano in modo diverso a seconda delle parole da cui sono formati:

NOME + NOME

Diventa plurale solo la seconda parola

Il boccaporto (bocca + porto) → I boccaporti

NOME + AGGETTIVO

Diventano plurali entrambe le parole

La cassaforte (cassa + forte) → Le casseforti

AGGETTIVO + NOME

Diventa plurale solo la seconda parola

Il bassorilievo (basso + rilievo) → I bassorilievi

AGGETTIVO + VERBO

Rimane invariato

Il belvedere (bello + vedere) → I belvedere

VERBO + NOME

Diventa plurale solo la seconda parola

Il passaporto (passa + porto) → I passaporti

Se però la seconda parola è già al plurale, il nome rimane invariato

L’apribottiglie (apri + bottiglie) → Gli apribottiglie

VERBO + VERBO

Rimane invariato

Il lasciapassare (lascia + passare) → I lasciapassare

AVVERBIO + VERBO

Rimane invariato

Il benestare (bene + stare) → I benestare

PREPOSIZIONE + NOME

Rimane invariato

Il sottoscala (sotto + scala) → I sottoscala

PIÙ PAROLE

Rimane invariato

Il nontiscordardimé → I nontiscordardimé

Ci sono comunque dei casi in cui il plurale di un nome composto non segue queste regole, ad esempio:

Capostazione → Capistazione

Anche se è formato da due nomi

Altoforno → Altiforni

Anche se è formato da un aggettivo e un nome

Di solito queste eccezioni si verificano per mettere maggiormente in evidenza il fatto che il nome composto è al plurale e non al singolare (se dicessimo capostazioni, il nome darebbe l’impressione di riferirsi a una singola persona a capo di varie stazioni, non a più persone).

I nome alterati sono nomi a cui è stato aggiunto un suffisso che conferisce ad essi una particolare qualità:

Gattino

Partitaccia

Il nome gattino presenta il suffisso -in- e indica un gatto piccolo, mentre il nome partitaccia presenta il suffisso -acci- e indica una partita brutta.

Possono essere di quattro tipi a seconda della qualità che esprimono:

  • diminutivo, cioè indica qualcosa di piccolo (gattino)
  • vezzeggiativo, cioè indica qualcosa di bello (tesoruccio)
  • accrescitivo, cioè indica qualcosa di grande (librone)
  • dispregiativo, cioè indica qualcosa di brutto (giornataccia)

Bisogna fare attenzione ad alcuni nomi che possono sembrare alterati, ma che in realtà non lo sono (ad esempio, lampone non è un grande lampo, bensì il nome di un frutto). Questi nomi si chiamano falsi alterati.

I suffissi che vengono attaccati ai diversi tipi di nomi alterati (e che permettono di sapere a quale ci troviamo di fronte) sono i seguenti:

Diminutivo

-in- / -ell- / -ett- / -ol-

Taschino

Pastorello

Giardinetto

Figliolo

Vezzeggiativo

-ett- / -ott- / -ucci-

Vecchietta

Orsacchiotto

Boccuccia

Accrescitivo

-on-

Borsone

Dispregiativo

-acci- / -astr-

Giornataccia

Giovinastro

Il suffisso -ett- può essere usato sia per il diminutivo sia per il vezzeggiativo ed è spesso difficile capire a quale dei due tipi appartenga. Una cosa che possiamo fare in questo caso è chiederci se il nome abbia la forma diminutiva con il suffisso -in- oppure no. Se ce l’ha, allora la forma in -ett- che abbiamo davanti è un vezzeggiativo. Se invece non ce l’ha, è un diminutivo.

Ad esempio, il nome nonnetta è un vezzeggiativo, perché esiste anche la forma nonnina. Invece balletto è un diminutivo, perché non esiste la forma “ballino”.