Plinio narra la morte di Corellio
Autore
Plinio il Giovane
Libro
Il nuovo Latina Lectio
La versione inizia con:
Decessit Corellius Rufus sua sponte…
La versione termina con:
…precibus aut filiae inflexus est
Traduzione
Corellio Rufo morì di propria volontà: questa cosa inasprisce il mio dolore.
Il genere di morte che non avviene per natura o per fatalità è infatti il più doloroso.
Infatti, se la morte è stata cercata, il dolore è insanabile.
Corellio è stato spinto dal proprio volere a uccidersi (letteralmente è stato indotto alla morte dalla volontà), nonostante avesse numerosi motivi per vivere: un’ottima coscienza, un’ottima reputazione, una grandissima autorevolezza e inoltre una figlia, una moglie, un nipote, sorelle e veri amici.
Ma era tormentato da una malattia così lunga, così terribile, che questi motivi di vita erano superati dalle ragioni di morte.
A trent’anni fu assalito dalla podagra; finché fu nel pieno delle forze (letteralmente finché ebbe un’età fiorente), la domò e la stroncò con una dieta stretta; negli ultimi tempi sopportava con le forze dell’animo la malattia che si aggravava con la vecchiaia, sebbene provasse strazi incredibili e sofferenze atroci (letteralmente crudelissime).
Io giunsi da lui, mentre era sdraiato: “Perché” disse “ritieni che io sopporti tanto a lungo dolori così grandi?
Per sopravvivere a questo farabutto1”.
Dopo che Domiziano fu ucciso, spezzò i legami della vita; si asteneva dal cibo: decise di morire e non si piegò alle preghiere della moglie o della figlia.
1 Si riferisce all’imperatore Domiziano.