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Le proposizioni epesegetiche

Le proposizioni epesegetiche in greco rappresentano una delle tre funzioni che può assumere una proposizione dichiarativa (insieme alle proposizioni soggettive e alle proposizioni oggettive) e servono a sviluppare meglio un concetto anticipato nella reggente.

Si costruiscono in questo modo:

Forma esplicita

  • ὡς / ὅτι seguiti dall’indicativo (se la reggente ha un tempo principale) o dall’ottativo (se la reggente ha un tempo storico)

τοῦτο οἶδα, ὅτι εὐσεβὴς πρὸς τοὺς θεοὺς εἶ

So questo, che sei devoto agli dei

Il fatto che tu sia devoto agli dei è ciò che spiega meglio quanto preannuncia la reggente (con τοῦτο).

Forma implicita

  • Accusativo + Infinito

τοῦτο ἀνεγχώρητον ἡγοῦμαι, δούλους χρήματα ἔχειν

Questo ritengo inammissibile, che i servi possiedano ricchezze

Quando si trovano in forma implicita, vengono chiamate infinitive epesegetiche. In questo caso la cosa migliore da fare è tradurre la frase reggente, metterle subito dopo che, tradurre l’accusativo (che è il soggetto dell’epesegetica) e infine tradurre il verbo all’infinito.

Naturalmente può capitare che all’interno dell’epesegetica ci siano anche altri elementi oltre all’accusativo e all’infinito, ma l’importante è seguire in ogni caso questo procedimento, in modo da ridurre al minimo il rischio di sbagliare la traduzione (dopo avere tradotto l’accusativo e l’infinito ci occuperemo cioè di tutto il resto).