Latino

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La sete nel deserto

Autore

Curzio Rufo

Libro

Il nuovo Latina Lectio

La versione inizia con:

Alexander cum expedito agmine loca deserta…

La versione termina con:

…rursus desiderium humoris accensum est

Traduzione

Alessandro entrò nei deserti dei Sogdiani con un drappello armato alla leggera, conducendo l’esercito con una marcia notturna.

La mancanza d’acqua, come è stato detto in precedenza, accese la sete.

Per quattrocento stadi non comparve nemmeno un filo d’acqua (letteralmente un modesto liquido).

Il calore del sole estivo arroventò le sabbie; quando queste iniziarono ad ardere, tutte le cose furono bruciate come (letteralmente non diversamente che) in un incendio ininterrotto.

Poi il vapore, sollevato dall’eccessivo calore del suolo, offuscò la luce e la pianura assunse l’aspetto di un mare vasto e profondo (letteralmente l’aspetto delle pianure non fu diverso rispetto a quello del mare vasto e profondo).

La marcia notturna sembrava tollerabile, poiché i corpi erano ristorati dalla rugiada e dalla frescura del mattino.

Ma, quando all’alba sorse il calore e l’arsura assorbì tutta l’umidità naturale, i volti e le viscere bruciarono profondamente.

E così iniziarono a venire meno prima gli animi, poi i corpi; era fastidioso sia fermarsi sia procedere.

Pochi, avvertiti da quelli che conoscevano la regione, si erano preparati una scorta d’acqua (letteralmente dai conoscitori della regione, avevano preparato l’acqua); questa per un po’ placò la sete, in seguito, poiché il calore cresceva, il bisogno d’acqua si accese di nuovo.