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La battaglia di Platea (Gymnasion 1)

Traduzione della versione La battaglia di Platea di Erodoto del libro Gymnasion 1:

Mardonio, il comandante dei Persiani, attraversò di corsa il fiume Asopo e condusse i barbari, sia i cavalieri sia i fanti, sulle tracce (letteralmente lungo la traccia) dei Greci (riteneva infatti che i Greci fossero fuggiti1 subito) e assalì gli Spartani e i Tegeati.

Il re degli Spartani mandò agli Ateniesi un cavaliere e chiese aiuto.

Gli Ateniesi si affrettarono a portare aiuto agli alleati, ma i Greci (che si erano) alleati con il re2 lo impedirono.

I Tegeati tuttavia non si separarono mai dagli Spartani e nello stesso tempo si scontrarono3 con l’esercito dei barbari.

I Persiani assalirono gli Spartiati e (ne) uccisero molti.

Finché Mardonio, il comandante dei Persiani, sopravvisse, combattendo da un cavallo bianco, i barbari resistettero e abbatterono gli Spartani; quando però Mardonio morì, tutti cedettero4 ai Greci e si volsero in fuga.

In teoria l’infinito presente ἀποδιδράσκειν andrebbe tradotto con “fuggissero” (per “fossero fuggiti” servirebbe infatti un infinito aoristo), ma qui la versione è stata modificata rispetto al testo originale di Erodoto, per cui possiamo usare senza problemi la traduzione riportata sopra. Lo stesso discorso vale per “sarebbero fuggiti” (in questo caso servirebbe invece un infinito futuro), anche se la traduzione “fossero fuggiti” ha più senso, dato che Mardonio si mette sulle tracce dei Greci, segno che se n’erano già andati.

Il re persiano, cioè Serse.

Va bene anche “si azzuffarono” (come indica il vocabolario del libro).

Dal verbo εἴκω.