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Un cespuglio che sanguina e parla

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Il nuovo Latina Lectio

La versione inizia con:

Iuxta erat tumulus, in quo summo erat myrtus…

La versione termina con:

…ego Polidorus sum, qui hic sepultus sum

Traduzione

Vicino c’era un’altura, sulla cui sommità c’era un mirto irto di fitti rami.

Mi avvicinai e, tentando di staccare un mazzo di rami verdi da esso per coprire gli altari, vidi1 un prodigio spaventoso e sorprendente a dirsi.

Infatti, quando staccai il primo ramo, rotte le radici, subito da esso grondarono gocce di sangue scuro e macchiarono la terra.

Un brivido freddo mi fece tremare le membra e il sangue mi si gelò (LETTERALMENTE il sangue si rapprende gelido) nelle vene.

Provai di nuovo a staccare un altro ramo e a cercare di capire le cause nascoste del prodigio; sgorgò altro sangue dalla corteccia.

Ma, dopo che mi fui avvicinato a un terzo ramo con maggiore impeto, si sentì un gemito lamentevole: “Perché strazi un misero uomo, Enea?

Ahimè! Abbandona queste terre crudeli, abbandona questo lido funesto; io, che fui sepolto qui, sono Polidoro”.

1 I vari presenti indicativi che compaiono da qui in poi nel testo latino (a eccezione di quelli tra le virgolette nella parte finale della versione) possono essere tradotti in italiano al passato remoto, dato che sono presenti storici.