Greco

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Il crollo di Atlantide (1)

Autore

Platone

Libro

γραφίς

La versione inizia con:

Ταύτην δὴ τοσαύτην καὶ τοιαύτην δύναμιν…

La versione termina con:

…αὐτὰ κἀκείνη συναπόλλυται τούτοις

Traduzione

Il dio, dopo avere raccolto una potenza tanto grande e di tale genere, che allora era presente in quei luoghi, la diresse poi, secondo la tradizione, contro questi territori per questo motivo.

Per molte generazioni, finché fu sufficientemente forte in loro la natura divina (letteralmente era sufficiente la natura del dio), erano rispettosi delle leggi ed erano bendisposti verso la divinità, che apparteneva alla stessa stirpe (letteralmente di uguale stirpe); avevano infatti pensieri sinceri e grandi in tutto, utilizzando la mitezza insieme alla saggezza sia nei confronti degli eventi che ogni volta si verificavano sia nei confronti gli uni degli altri1; perciò, disprezzando tutte le cose a parte la virtù, consideravano di poca importanza i beni disponibili e sopportavano di buon animo quasi come un peso la massa d’oro e di altre ricchezze e non vacillavano, ubriacati dal lusso a causa della ricchezza e senza padronanza di se stessi (letteralmente essendo senza padronanza di se stessi), ma, restando vigili, vedevano distintamente che tutti questi beni aumentano grazie all’amicizia comune unita alla (letteralmente con la) virtù, mentre invece per l’eccessiva attenzione e considerazione di essi questi stessi beni svaniscono e quella2 si consuma con essi.

1 In teoria nel testo greco qui non c’è un punto e virgola, ma in italiano conviene inserirlo, altrimenti rischiamo di ritrovarci con una frase troppo lunga e di conseguenza incomprensibile.

2 La virtù.