Greco

Cerca un argomento

Gli dei stimarono degno dell’immortalità Achille, ma non Orfeo

Autore

Platone

Libro

γραφίς

La versione inizia con:

Ὀρφέα δὲ τὸν Οἰάγρου ἀτελῆ ἀπέπεμψαν…

La versione termina con:

…οὕτω περὶ πολλοῦ ἐποιεῖτο

Traduzione

(Gli dei) mandarono via dall’Ade Orfeo (figlio) di Eagro senza che avesse ottenuto nulla, dopo che ebbero mostrato uno spettro della donna per la quale era giunto, ma non restituendola, poiché sembrava che (egli) fosse vile, dato che era un citaredo, e (sembrava) che non osasse morire per amore come Alcesti, ma (sembrava) che cercasse il modo di entrare vivo nell’Ade.

Ebbene, per queste cose gli inflissero una pena e fecero sì che la sua morte avvenisse per mano di donne, non come1 onorarono Achille, il figlio di Teti, e (lo) mandarono alle isole dei beati2, poiché, nonostante fosse venuto a sapere dalla madre che sarebbe morto, se avesse ucciso Ettore, e che invece, se non avesse fatto ciò, sarebbe morto vecchio, una volta tornato in patria, osò scegliere, dopo che ebbe portato aiuto al (proprio) amante Patroclo e lo ebbe vendicato, non soltanto di morire per lui, ma anche di morire, dopo che (Patroclo) era morto; in base a ciò anche gli dei, presi da grande ammirazione, lo onorarono straordinariamente, poiché teneva in così grande considerazione l’amante.

1 Il brano inizia a parlare all’improvviso della diversa sorte che gli dei riservarono ad Achille e presenta un passaggio dalla frase precedente a quella successiva che può sembrare grammaticalmente poco corretto, ma che rispecchia il testo greco; una traduzione più libera (e più appropriata) potrebbe essere “…fecero sì che la sua morte avvenisse per mano di donne; invece onorarono e mandarono alle isole dei beati Achille…”.

2 Secondo la mitologia greca si trattava di un luogo paradisiaco a cui avevano accesso dopo la morte le persone meritevoli.