Il desiderio di conoscere
Autore
Cicerone
Libro
Il nuovo Latina Lectio
La versione inizia con:
Tantus est innatus in nobis cognitionis amor…
La versione termina con:
…homini, sapientiae cupido, carior patria
Traduzione
È talmente innato in noi l’amore della conoscenza e del sapere che nessuno può dubitare che la natura degli uomini, pur non essendo attirata da alcuna ricompensa, sia trascinata verso queste cose.
Vediamo come i ragazzi non siano distolti nemmeno con le percosse dal contemplare e dall’esaminare le cose?
Come si rallegrino di sapere qualcosa?
Come siano talmente catturati dalla processione del gioco o di uno spettacolo di questo genere che per questa ragione sopportano la fame stessa la sete?
Ebbene?
Non vediamo forse che quelli che si divertono con gli studi e le arti liberali non hanno cura né della salute né del patrimonio e sopportano tutte le cose per conseguire la conoscenza e il sapere?
Non vediamo forse che quelli compensano con le più grandi premure e fatiche questo piacere che traggono dall’imparare?
Mi sembra senza dubbio che Omero abbia ravvisato qualcosa di questo genere nel racconto che compose sui canti delle sirene.
E infatti sembra che non fossero solite attirare a sé quelli che passavano lì vicino con la soavità delle voci o con una certa novità e varietà del cantare, ma perché dichiaravano di sapere molte cose.
Allettati da questa cosa, gli uomini si incagliavano nei loro scogli per il desiderio di imparare.
Omero notò che il racconto non avrebbe potuto essere ritenuto verosimile (letteralmente essere accettato), se un uomo tanto importante, quale si tramanda che fosse Ulisse, fosse stato attirato da canzoncine, dopo essere stato irretito.
Promettevano la conoscenza, che era per l’uomo, desideroso di saggezza, più cara della patria.