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Ermes e lo statuario (Gymnasion 1)

Traduzione della versione Ermes e lo statuario di Esopo del libro Gymnasion 1:

Ermes1, volendo sapere quale considerazione avessero di lui gli uomini (letteralmente in quale onore fosse presso gli uomini), entrò nell’officina di uno scultore rendendosi simile a un uomo.

Dapprima vide la statua di Zeus e chiese a quanto la vendesse; lo scultore disse: “Una dracma2”.

Ermes dunque rise e poi, avvicinandosi alla statua di Era, domandò di nuovo a quanto (la vendesse).

Dopo che lo scultore gli ebbe detto che la vendeva a un prezzo ancora più alto (letteralmente mentre lo scultore diceva3 a un prezzo ancora maggiore), il dio vide infine anche la propria statua4 e pensò che gli uomini, poiché era (letteralmente è) il messaggero degli dei e utile ai guadagni, lo stimassero moltissimo.

Ugualmente chiese dunque a quanto vendesse la statua di Ermes, ma lo scultore disse: “Ebbene, se compri quelle di Zeus e di Era, ti offro in dono5 questa statua”.

Ermes, Hermes ed Ermete sono nomi che designano lo stesso dio.

Va bene anche “disse (che la vendeva) a una dracma”, ma la traduzione riportata sopra sta meglio, perché la congiunzione ὅτι in greco può essere usata – come avviene in questo caso – al posto dei nostri due punti per introdurre il discorso diretto.

In teoria il participio presente λέγοντος andrebbe tradotto con “mentre diceva” (per “dopo che ebbe detto” servirebbe infatti un participio aoristo), ma qui la versione è stata modificata rispetto al testo originale di Esopo, per cui possiamo usare senza problemi la traduzione riportata sopra. Per evitare questo cambio, possiamo eventualmente optare per la traduzione “dicendogli lo scultore che…”.

O anche “la statua di sé” (entrambe le traduzioni sono corrette).

Va bene anche “gratis” (come indica il vocabolario del libro), ma la traduzione riportata sopra sta meglio.