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La giovinezza di Scipione Africano

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Il nuovo Latina Lectio

La versione inizia con:

Fertur Scipio Africanus, cum a pueritia…

La versione termina con:

…cum diceret, gladium strinxit

Traduzione

Si tramanda che Scipione l’Africano, non essendo ancora uscito dalla giovinezza, salvò il padre grazie al proprio valore straordinario, mentre quello, dopo essere stato ferito nella battaglia presso il Ticino, stava ormai per finire nelle mani dei nemici.

Scrive infatti Tito Livio che il figlio, essendosi messo in mezzo (letteralmente interposto il corpo), si oppose ai Cartaginesi che tentavano di assalire il padre e lo liberò dal pericolo.

Questo amore filiale gli conciliò il favore del popolo nella candidatura all’edilità.

Al popolo infatti sembrava giusto che il giovane, dotato di un animo tanto saldo, a poco a poco venisse elevato alle più alte cariche.

È risaputo infatti che dopo la disfatta di Canne, dopo che i superstiti dei Romani si furono rifugiati a Canosa, nonostante ci fossero quattro tribuni militari, il comando supremo fu conferito a Scipione1.

Si tramanda che in questa circostanza, essendogli stato comunicato che alcuni cavalieri cospiravano per la fuga, Scipione andò subito da Metello, il capo della cospirazione, e disse: “Non te ne andrai da questa terra, che ti è stato ordinato di difendere a rischio della vita”.

E girandosi verso i cavalieri che erano presenti disse: “Giurate che non abbandonerete la repubblica.

Se qualcuno non giurerà, sappia che questa spada è stata sguainata contro di lui”.

Dopo che ebbe detto queste cose, sguainò la spada.

1 In teoria in quella situazione il comando supremo sarebbe spettato ai tribuni, ma fu conferito a Scipione per il suo valore e le sue doti.