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La guerra servile

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Il nuovo Latina Lectio

La versione inizia con:

Sicilia, terra frugum ferax, et quodam modo suburbana…

La versione termina con:

…compedibus, catenis crucibusque puniverunt

Traduzione

La Sicilia, feconda di messi e in qualche modo provincia periferica, era occupata dai poderi dei cittadini romani.

Qui le numerose prigioni per la coltivazione dei campi e i coltivatori incatenati diedero origine a una guerra (letteralmente offrirono una causa alla guerra).

Un tale della Siria di nome Euno, fingendo di essere invasato (letteralmente simulato un invasamento estatico), incitò gli schiavi alla libertà e alle armi come per ordine degli dei; e, affinché sembrasse mosso da un’ispirazione divina, nascosta in bocca una noce, che aveva riempito di zolfo e di fuoco, inspirando lentamente, emanava fuoco tra le parole.

Con questo prodigio creò in un primo momento un esercito di duemila uomini lì presenti (letteralmente di duemila presenti), poi, abbattute le prigioni, di oltre sessantamila (persone) e, decorato con le insegne regali, devastò fortezze, strade e città con un triste saccheggio.

Furono presi persino gli accampamenti dei prefetti; di Manlio, di Lentulo, di Pisone, di Ipseo.

Tuttavia, avendoli sopraffatti una pestilenza, dopo che furono assediati1, i Romani punirono i superstiti dei banditi con ceppi, catene e croci.

1 Il verbo obsessos si riferisce a Euno e ai suoi seguaci; una traduzione alternativa ugualmente corretta (meno letterale e più libera) potrebbe essere “…dopo che costoro, che erano stati assediati, furono sopraffatti da una pestilenza, i Romani punirono i banditi superstiti…”.