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Le unità di misura (Gymnasion 1)

Traduzione della versione Le unità di misura del libro Gymnasion 1:

Come prima e più piccola misura i Greci hanno il dito.

Perciò il poeta Alceo chiama dito il giorno, come se volesse mostrare1 (letteralmente come mostrando) che esso2 è brevissimo.

Se sommiamo sedici dita, abbiamo un piede.

Un cubito è (formato) da ventiquattro dita.

Il cubito è ancora una misura piccola, come leggiamo da Mimnermo, che dice: “Ci rallegriamo per i fiori della gioventù per il tempo di un cubito3”.

Se dunque è necessario che sia misurata una lunghezza4 maggiore, usiamo un passo, che equivale a (letteralmente che è) due piedi e mezzo, oppure un’orgia, che equivale a sei piedi, oppure un calamo, che equivale a dieci piedi.

Cento piedi (o) dieci calami sono un pletro, seicento piedi (sono) uno stadio.Da due stadi deriva una doppia corsa, da quattro (stadi) un ippico5, che è un’estensione adatta6 alle corse equestri.

Nonostante la congiunzione ὡς si trovi vicino al superlativo βραχίστην, ha più senso legarla al participio δηλῶν, così da conferire al participio la sfumatura di significato riportata sopra (in alternativa, va bene anche la traduzione “per mostrare”).

Il giorno.

La traduzione libera di quest’espressione sarebbe “per un tempo brevissimo”.

Va bene anche “un’estensione” (come indica il vocabolario del libro), ma la traduzione riportata sopra sta meglio.

La traduzione “un ippico” è stata scelta per non ripetere la parola “stadi” usando la traduzione “una distanza di quattro stadi” riportata sul vocabolario del libro.

Va bene anche “sufficiente” (come indica il vocabolario del libro), ma la traduzione riportata sopra sta meglio.