Grammatica

Cerca un argomento

La metrica latina (schema generale)

La metrica è l’insieme delle leggi che regolano la composizione dei versi poetici.

Per capire questa definizione, facciamo un esempio pratico:

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua devien, tremando, muta
e li occhi no l’ardiscon di guardare.

Leggendo questi versi, ci accorgiamo subito che non siamo di fronte a un testo in prosa, ma a una poesia. C’è infatti un ritmo particolare, che in italiano viene creato alternando secondo un certo schema le sillabe accentate e le sillabe non accentate (oltre che attraverso altri elementi, come ad esempio le rime a fine verso). Le regole che permettono di costruire il ritmo di una poesia sono ciò che chiamiamo metrica.

A differenza però della metrica italiana, che è accentuativa, cioè basata sull’accentazione delle sillabe, la metrica latina è quantitativa, cioè basata sulla quantità delle sillabe. In altre parole, in latino il ritmo del verso non è prodotto dall’accentazione di alcune sillabe invece che di altre, ma dall’alternarsi di sillabe brevi e di sillabe lunghe.

Per distinguere una sillaba breve da una sillaba lunga, è sufficiente seguire le normali regole della sillabazione latina:

  • se una sillaba finisce per vocale breve, è breve (ga)
  • se una sillaba finisce per vocale lunga o dittongo, è lunga (men)
  • se una sillaba finisce per consonante, è sempre lunga (vinco)

Inoltre, una sillaba che finisce per vocale può diventare lunga o breve anche per posizione, cioè in base a dove si trova la vocale:

  • se la vocale è seguita da due consonanti, la sillaba diventa lunga (bene psallo)
  • se la vocale è seguita da una vocale, la sillaba diventa breve (octo animae)
  • se la vocale è seguita da una consonante occlusiva (c, g, p, b, t, d) e una consonante liquida (l, r), la sillaba è ancipite, cioè può essere sia breve sia lunga (patrem)

Negli schemi metrici le sillabe brevi sono indicate con il segno ˘, mentre le sillabe lunghe con il segno ‾ (esattamente come avviene per le vocali).

I versi delle poesie latine sono suddivisi in blocchi di sillabe chiamati piedi. I piedi più comuni sono i seguenti:

  • dattilo, formato da una sillaba lunga e due sillabe brevi (−∪∪)
  • spondeo, formato da due sillabe lunghe (−−)
  • trocheo, formato da una sillaba lunga e una sillaba breve (−∪)
  • giambo, formato da una sillaba breve e una sillaba lunga (∪−)
  • anapesto, formato da due sillabe brevi e una sillaba lunga (∪∪−)

In ogni piede c’è una sillaba su cui cade l’accento ritmico (chiamato ictus). In altre parole, in ciascun blocco c’è una sillaba su cui la voce deve soffermarsi con maggiore intensità. La sillaba su cui cade l’accento ritmico prende il nome di arsi, mentre le altre prendono il nome di tesi.

Di conseguenza, per leggere in metrica non dobbiamo fare altro che mettere in evidenza le sillabe su cui cade l’accento ritmico.

Facciamo un esempio pratico con l’esametro, un verso formato da sei piedi che a scuola si incontra molto spesso:

Come possiamo notare, qui l’accento ritmico cade sempre sulla sillaba lunga all’inizio di ogni piede. Se a questo punto prendiamo un qualsiasi esametro da un’opera latina, ci basta farne la scansione metrica (cioè distinguere le sillabe brevi dalle sillabe lunghe e segnare quelle su cui cade l’accento ritmico) e poi leggere il verso in metrica:

arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris

ārmă vĭrūmquĕ cănō, Trŏĭaē quī prīmŭs ăb ōrĭs

árma virúmque canó, Troi qui prímus ab óris

All’interno di ogni verso c’è una cesura, una sorta di pausa che divide il verso in due parti. Se la cesura si trova dopo un’arsi, si parla di cesura maschile. Se invece si trova dopo una tesi, si parla di cesura femminile.

La cesura può essere:

  • pentemimera (o semiquinaria), se si trova subito dopo l’accento ritmico del terzo piede
  • eftemimera (o semisettenaria), se si trova subito dopo l’accento ritmico del quarto piede
  • tritemimera (o semiternaria), se si trova subito dopo l’accento ritmico del secondo piede

Ad esempio:

árma virúmque canó, || Troi qui prímus ab óris

fórmosám resonáre docés || Amarýllida sílvas

fórmosám || resonáre docés Amarýllida sílvas

La cesura tritemimera è una cesura secondaria e di solito accompagna una cesura eftemimera (ecco perché per il suo esempio è stato usato lo stesso verso dell’eftemimera).

Se la cesura si trova contemporaneamente alla fine di una parola e alla fine di un piede, prende il nome di dieresi.

I principali versi della metrica latina

I principali versi della metrica latina sono:

  • esametro
  • pentametro
  • distico elegiaco
  • trimetro giambico

Esametro

È formato da sei piedi e presenta il seguente schema:

Nei primi quattro piedi le due sillabe brevi possono essere sostituite da una sillaba lunga (in teoria anche nel quinto, ma in realtà lì ci sono quasi sempre due brevi).

La cesura più frequente è la pentemimera, ma ogni tanto può capitare di trovare anche l’eftemimera.

Pentametro

È formato da cinque piedi e presenta il seguente schema:

Nei primi due piedi le due sillabe brevi possono essere sostituite da una sillaba lunga.

La cesura è sempre pentemimera.

Distico elegiaco

È formato dalla successione di un esametro e di un pentametro:

Trimetro giambico

È formato da tre metri giambici (un metro giambico equivale a due giambi):

La cesura più frequente la cesura femminile dopo la terza o la quarta tesi (cioè dopo la terza o la quarta sillaba breve).

Come imparare a leggere in metrica

Per imparare a leggere in metrica, possiamo esercitarci seguendo questi passaggi:

  • prendiamo un testo poetico
  • facciamo la scansione metrica (cioè distinguiamo le sillabe brevi dalle sillabe lunghe e segniamo quelle su cui cade l’accento ritmico) di una decina di versi
  • controlliamo che la scansione metrica sia giusta confrontandola con una già fatta
  • leggiamo i versi in metrica ad alta voce

Dopo avere ripetuto un po’ di volte questo procedimento, possiamo iniziare a fare lo stesso lavoro leggendo il testo direttamente in metrica (cioè facendo la scansione a prima vista). Può sembrare difficile, ma bastano cinque versi al giorno per un mese e noteremo un miglioramento significativo.

Leggere in metrica è infatti un esercizio meccanico. Una volta che abbiamo in mente il ritmo del verso, ci verrà quasi automatico riuscire a leggerlo con i giusti accenti ritmici e le giuste cesure. Nel caso dell’esametro abbiamo ad esempio una melodia simile a:

Dobbiamo semplicemente adattare questa melodia al verso che abbiamo di fronte. In che modo? Modificando la melodia ogni volta che le due sillabe brevi sono sostituite da una sillaba lunga (e in questo caso è come se ci fosse un solo “po” al posto di “popo”) o quando la cesura si trova in un’altra posizione.

Un trucco che può aiutarci a capire a prima vista se una sillaba sia breve o lunga è guardare se dopo la vocale ci sono due consonanti. Se ci sono, la sillaba è con ogni probabilità lunga.

Fenomeni particolari della metrica latina

Quando leggiamo in metrica, dobbiamo tenere conto dei seguenti fenomeni:

Sinalefe

Quando una parola finisce per vocale o per m e la parola successiva inizia per vocale o per h, la sillaba finale della prima parola e la sillaba iniziale della seconda parola formano un’unica sillaba:

atque ego → atquego

libatum agricolae → libatuagricolae

Nel primo esempio risultano esserci quindi tre sillabe, nel secondo invece sei.

La sinalefe è anche chiamata impropriamente elisione.

Aferesi

Quando una parola che finisce per vocale o per m è seguita da es o est, la vocale iniziale di questi due verbi cade:

ita est → itast

magnum est → magnumst

Iato

Lo iato si ha quando, pur essendo possibile, non si verifica sinalefe tra due parole:

pecuri et → pecuri et

Qui ad esempio la i finale della prima parola non si unisce alla e iniziale della seconda parola.

Lo iato avviene soprattutto con le interiezioni o e a.

Sinizesi

Due vocali contigue che normalmente apparterrebbero a due sillabe separate vengono conteggiate come un’unica sillaba. Ad esempio, la parola eodem viene talvolta sillabata in eo-dem invece che in e-o-dem.

La sinizesi è anche chiamata sineresi.

Sistole

Una sillaba lunga viene conteggiata come breve per necessità metriche (la sistole è anche chiamata abbreviamento metrico).

Diastole

Una sillaba breve viene conteggiata come lunga per necessità metriche (la diastole è anche chiamata allungamento metrico).

Ipermetro

È un verso che ha in apparenza una sillaba in più rispetto al normale schema metrico. Dato però che questa sillaba aggiuntiva finisce sempre per vocale o per m e la prima sillaba del verso successivo inizia sempre per vocale o per h, la sillaba aggiuntiva si unisce alla prima sillaba del verso successivo per sinalefe (e quindi è come se non dovesse essere conteggiata):

índe patér divúm sanctá cum cóniuge nátisque
ádvenít, caeló te sólum, Phbe, relínquens

Qui ad esempio il que finale del primo esametro si fonde con la prima sillaba dell’esametro successivo, per cui bisogna leggere così:

índe patér divúm sanctá cum cóniuge nátis
quádvenít, caeló te sólum, Phbe, relínquens

Attenzione

La lettura metrica che impariamo a scuola in realtà non rispecchia del tutto la vera lettura metrica latina, perché tutto quello che facciamo è limitarci a spostare i normali accenti delle parole sulle sillabe su cui cade l’accento ritmico. Questa cosa è dovuta al fatto che in italiano non esiste quella differenza tra sillabe brevi e lunghe che esiste in latino, per cui ci risulta più facile cambiare gli accenti piuttosto che marcare bene la differenza tra una sillaba breve e una sillaba lunga con la voce.

Facciamo un esempio pratico per capire meglio questa cosa:

arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris

Questo verso non andrebbe letto mettendo un semplice accento sulle sillabe lunghe all’inizio di ogni piede, ma facendo sentire bene l’alternanza di sillabe brevi e lunghe secondo lo schema metrico dell’esametro:

árma virúmque canó, Troi qui prímus ab óris

aarma viruumque canoo, Troiee quii priimus ab ooris