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I miracoli di Vespasiano

Autore

Tacito

Libro

Il nuovo Latina Lectio

La versione inizia con:

Alexandriae multa miracula evenere…

La versione termina con:

…manus ac caeco reluxit dies

Traduzione

Ad Alessandria si verificarono molti prodigi, dai quali traspariva (letteralmente veniva mostrato) il favore del cielo e una certa inclinazione degli dei per Vespasiano.

Un tale del popolo alessandrino, noto per la consunzione purulenta degli occhi, si gettò alle sue ginocchia, implorando in lacrime (letteralmente chiedendo con un lamento) un rimedio per la cecità, e pregava il principe che si degnasse di cospargergli le guance e le orbite degli occhi con la saliva (letteralmente con la secrezione della bocca).

Un altro, malato alla mano, supplicava che (essa) venisse calpestata dal piede di Cesare.

Vespasiano dapprima rise (di loro e) li respinse; tuttavia, poiché quelli insistevano, ora temeva la fama di quella sciocchezza, ora era persuaso (letteralmente era spinto alla fiducia) dall’implorazione di quelli e dalle voci di quelli che lo adulavano1; infine, ordinò ai medici di valutare se una simile cecità fosse guaribile dagli uomini (letteralmente fosse superabile con l’intervento umano).

I medici si espressero in maniera diversa: al primo non si era consumata la vista e sarebbe tornata, se fossero stati rimossi gli ostacoli; al secondo potevano essere risistemati gli arti slogati (letteralmente caduti in deformità), se fosse stata applicata una pressione benefica.

Vespasiano dunque, ritenendo che alla propria fortuna fosse possibile ogni cosa, eseguì personalmente con volto lieto le indicazioni ricevute, mentre la folla che era presente guardava con attenzione (letteralmente le cose che erano state prescritte, dopo che la moltitudine che era presente si fu fatta attenta).

Subito la mano tornò a funzionare e il cieco rivide la luce (letteralmente la mano tornò in funzione e al cieco splendette la luce del giorno).

1 Il significato di questa frase è che Vespasiano, dopo essersi inizialmente rifiutato di fare quello che i due malati gli chiedevano, rifletté se accontentarli o no, perché da un lato temeva che la notizia di quel fatto circolasse e gli procurasse una cattiva fama, dall’altro era infervorato dalle suppliche dei due malati e dalle lusinghe dei presenti.