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Prometeo (Gymnasion 1)

Traduzione della versione Prometeo di Apollodoro del libro Gymnasion 1:

Prometeo, figlio del titano Giapeto (letteralmente figlio di Giapeto, il titano), suscitò1 spesso2 l’ira di Zeus.

Per prima cosa infatti, ricevendo da Zeus l’ordine di dividere le carni durante un banchetto, prese per sé le parti migliori, mentre ingannò Zeus coprendo di grasso le ossa3; poi plasmò gli uomini con (letteralmente da) acqua e terra all’insaputa di Zeus; infine, rubò dal cielo il bene più prezioso degli dei, il fuoco, e lo portò agli uomini.

Per queste cose Zeus ordinò a Efesto di inchiodare il suo corpo a una rupe scoscesa e inaccessibile del monte Caucaso: questo è un monte della Scizia.

Prometeo rimase dunque inchiodato a questa rupe per molti anni; ogni giorno l’aquila di Zeus, volando presso di lui, divorava il suo fegato, che ricresceva durante la notte.

Va bene anche “provocò” (come indica il vocabolario del libro), ma la traduzione riportata sopra sta meglio. I verbi al presente di questa versione possono essere tradotti come se fossero presenti storici, cioè con il passato remoto.

Qui il libro contiene un errore, perché l’avverbio πολλλαχῇ è stato scritto senza iota sottoscritto.

Il senso di questa frase è che Prometeo, nel dividere le carni, tenne per sé le parti più prelibate, mentre diede a Zeus soltanto le ossa ricoperte di grasso.