Analisi grammaticale

Cerca un argomento

Il pronome

Il pronome (dal latino pronomen, che letteralmente significa “al posto di un nome”) è una parola che sostituisce un nome, evitando così che lo stesso nome venga ripetuto più volte e rendendo di conseguenza la frase più scorrevole:

Questo libro è nuovo, quello è di seconda mano

Qui ad esempio il pronome quello sostituisce il nome libro.

I pronomi si suddividono in:

  • personali
  • riflessivi
  • possessivi
  • relativi
  • dimostrativi
  • interrogativi (ed esclamativi)
  • indefiniti
  • doppi

Come avviene per i nomi e per gli aggettivi, anche i pronomi hanno un genere (maschile o femminile) e un numero (singolare o plurale).

Per non confondere i pronomi con gli aggettivi, dato che spesso hanno la stessa forma, basta ricordarsi che un aggettivo è sempre legato a un nome, mentre un pronome, proprio perché sostituisce un nome, non lo è mai:

Il mio zaino è a scuola, il tuo è a casa

Qui ad esempio mio è un aggettivo, perché è legato al nome zaino. Invece tuo, non essendo legato ad alcun nome, è un pronome.

Pronomi personali

I pronomi personali rappresentano la persona che è coinvolta nell’azione del verbo:

Oggi io resto a casa

Parla con lui

Esistono due tipi di pronomi personali:

  • i pronomi personali soggetto
  • i pronomi personali complemento

Pronomi personali soggetto

I pronomi personali soggetto fungono, come dice il nome, da soggetto (cioè rappresentano la persona che compie o subisce l’azione del verbo) e sono:

Singolare
Io1a persona
Tu2a persona
Egli3a persona
Plurale
Noi1a persona
Voi2a persona
Essi3a persona

La 3a persona, che può essere usata anche per gli animali e per le cose, possiede le seguenti forme:

Singolare

  • per le persone si usano egli (maschile) ed ella (femminile)
  • per gli animali o per le cose si usano esso (maschile) ed essa (femminile)

Plurale

  • per le persone, gli animali e le cose si usano essi (maschile) ed esse (femminile)

Ad esempio, nella frase “egli mangia una mela” il pronome egli indica una persona (maschile e singolare), mentre nella frase “essa è immobile” il pronome essa indica un animale o una cosa (femminile e singolare).

Pronomi personali complemento

I pronomi personali complemento fungono, come dice il nome, da complemento, cioè rappresentano la persona su cui ricade l’azione del verbo:

Marco ti aspetta

Hanno paura di me

Questi pronomi presentano due forme diverse, una tonica (cioè dotata di un accento proprio) e una atona (cioè priva di un accento proprio):

TonicaAtona
Singolare
1aMeMi
2aTeTi
3aLuiLo / Gli
Plurale
1aNoiCi
2aVoiVi
3aLoroLi

Le forme toniche si trovano sempre dopo il verbo (amo te), mentre le forme atone si trovano generalmente davanti (ti amo). Se però il verbo è un imperativo, un infinito, un participio o un gerundio, devono per forza essere usate le forme atone, che in questo caso vengono attaccate al verbo (chiamami, chiamarmi, chiamatomi, chiamandomi).

La 3a persona, che può essere usata anche per gli animali e per le cose, funziona in questo modo:

Forma tonica

  • per le persone si usano lui (maschile) e lei (femminile) al singolare, mentre al plurale si usa loro (sia maschile sia femminile). Ad esempio, nella frase “oggi mi vedo con Roberto e gioco con lui” il pronome sostituisce un nome di persona che è maschile e singolare (cioè “Roberto“).
  • per gli animali e per le cose si usano esso (maschile) ed essa (femminile) al singolare, mentre al plurale si usano essi (maschile) ed esse (femminile). Ad esempio, nella frase “i fornelli scottano, non avvicinarti ad essi” il pronome sostituisce un nome di cosa che è maschile e plurale (cioè “fornelli“).
  • quando le forme toniche di 3a persona sono precedute dalla preposizione di (di lui, di lei, di esso…), possono essere sostituite da ne. Ad esempio, nella frase “ho visto la tua torta e ne vorrei una fettane equivale a di essa e si riferisce al nome torta.

Forma atona

  • se all’interno della frase il pronome funge da complemento oggetto (cioè equivale a una forma tonica che non è preceduta da una preposizione), si usano per le persone, gli animali e le cose al singolare lo (maschile) e la (femminile), mentre al plurale li (maschile) e le (femminile). Ad esempio, nella frase “conosco i tuoi amici e li ammiro molto” il pronome sostituisce un nome di persona che è maschile e plurale (cioè “amici“) e, se al suo posto usassimo una forma tonica, non le metteremmo davanti una preposizione (e infatti diventerebbe “ammiro loro“).
  • se all’interno della frase il pronome funge da complemento di termine (cioè equivale a una forma tonica che è preceduta dalla preposizione a), si usano per le persone, gli animali e le cose al singolare gli (maschile) e le (femminile), mentre per il plurale, dato che non esiste una forma atona, viene usata la forma tonica a loro. Ad esempio, nella frase “ho visto Franco e gli ho chiesto un favore” il pronome sostituisce un nome di persona che è maschile e singolare (cioè “Franco“) e, se al suo posto usassimo una forma tonica, le metteremmo davanti la preposizione a (e infatti diventerebbe “a lui“).

Regole per sapere quale forma usare (tonica o atona)

1) Se prima del pronome c’è una preposizione, viene sempre usata la forma tonica:

Provo pena per te

Parla con loro

2) Se prima del pronome non c’è una preposizione, viene perlopiù usata la forma atona:

Ti amo

Vi adoro

Tuttavia, se vogliamo dare particolare enfasi al pronome, usiamo la forma tonica. Ad esempio, dicendo “amo te” e “guarda me” intendiamo dire “amo te e non un’altra persona” e “guarda me e non qualcun altro“.

3) Se il pronome ha la funzione di complemento di termine (cioè indica il destinatario dell’azione del verbo), possiamo usare la forma tonica preceduta dalla preposizione a oppure la forma atona:

Ho dato il pacchetto a lui

Gli ho dato il pacchetto

Anche in questo caso la forma atona è quella usata più frequentemente, mentre la forma tonica serve a mettere in risalto il pronome all’interno della frase.

Pronomi riflessivi

I pronomi riflessivi sono un sottogruppo dei pronomi personali e vengono usati quando l’azione del verbo si riflette sul soggetto:

Marta si è pettinata con cura

Qui ad esempio Marta, che è il soggetto, compie l’azione di pettinare e tale azione ricade su di lei.

I pronomi riflessivi sono i seguenti:

SingolarePlurale
1a personaMiCi
2a personaTiVi
3a personaSiSi

Useremo quindi mi quando il soggetto è io (io mi lavo), ti quando il soggetto è tu (tu ti lavi) e così via. Ovviamente può capitare che il soggetto sia sottinteso, cioè che non compaia direttamente nella frase, ma che debba essere ricavato dal verbo. Ad esempio, nella frase “a casa ci annoiamo” il soggetto sottinteso è noi (e infatti il pronome riflessivo utilizzato è ci).

Oltre a queste forme, che sono atone, i pronomi riflessivi presentano anche le seguenti forme toniche:

Me
Te

Noi
Voi

Queste forme sono talvolta seguite dall’aggettivo stesso, che serve a rafforzarle. Ad esempio, “amo me” può diventare “amo me stesso” (e in entrambi i casi l’azione del verbo, cioè amare, ricade sul soggetto, che qui è sottinteso ed è io). Bisogna ricordarsi che in questo caso la 3a persona (sia singolare sia plurale) perde l’accento:

GIUSTO

Se stesso

Se stessi

SBAGLIATO

Sé stesso

Sé stessi

Le forme toniche si trovano sempre dopo il verbo (Marco loda se stesso), mentre le forme atone si trovano generalmente davanti (Marco si loda). Se però il verbo è un imperativo, un infinito, un participio o un gerundio, devono per forza essere usate le forme atone, che in questo caso vengono attaccate al verbo (pettinati, pettinarti, pettinatoti, pettinandoti).

Pronomi possessivi

I pronomi possessivi sono uguali agli aggettivi possessivi:

MioAppartiene a me
TuoAppartiene a te
SuoAppartiene a lui
NostroAppartiene a noi
VostroAppartiene a voi
LoroAppartiene a loro

La differenza è che gli aggettivi sono legati a un nome, i pronomi invece no:

Il tuo televisore è rotto, il suo funziona

Qui ad esempio tuo è legato al nome televisore, per cui è un aggettivo. Invece suo non è legato ad alcun nome, per cui è un pronome.

Fa parte dei pronomi possessivi anche proprio, che viene utilizzato al posto di suo quando il possessore coincide con la persona, l’animale o la cosa che compie o subisce l’azione del verbo:

Venderò a Gino la mia villa e Marco ristrutturerà la propria

Venderò a Gino la mia villa e Marco ristrutturerà la sua

Nel primo caso la villa che verrà ristrutturata è di Marco (la persona che compie l’azione di ristrutturare), per cui usiamo il pronome propria. Nel secondo caso invece la villa che verrà ristrutturata non è di Marco, bensì di Gino (che non è la persona che compie l’azione di ristrutturare), quindi usiamo sua.

In alcune espressioni particolari i pronomi possessivi non sostituiscono un termine usato precedentemente all’interno della frase, ma assumono la funzione di veri e propri nomi con un significato preciso (in questo caso si parla di funzione sostantivata):

Come stanno i tuoi?

Adesso voglio dire la mia

Nel primo caso i tuoi equivale a “i tuoi genitori”, mentre nel secondo caso la mia equivale a “la mia opinione”.

Pronomi relativi

I pronomi relativi si chiamano così perché, oltre a sostituire un nome, mettono in relazione (cioè collegano) due frasi:

Ho chiamato Marco; Marco sta studiando

Ho chiamato Marco, che sta studiando

Il pronome che sostituisce il nome Marco e unisce le due frasi, che in questo modo non sono più separate.

I pronomi relativi sono che, cui e il quale:

Che

Il pronome che è invariabile e può avere due funzioni:

  • soggetto
  • complemento oggetto

Se funge da soggetto, rappresenta la persona, l’animale o la cosa che compie o subisce l’azione del verbo da cui è seguito:

Adoro le persone che scherzano

Qui ad esempio che sostituisce il nome persone ed è il soggetto del verbo scherzano.

Se invece funge da complemento oggetto, rappresenta la persona, l’animale o la cosa su cui ricade direttamente (cioè senza preposizioni) l’azione del verbo da cui è seguito:

Detesto la musica che ascolti

Qui ad esempio che sostituisce il nome musica ed è il complemento oggetto del verbo ascolti, che ha come soggetto sottinteso tu.

Per capire se funge da soggetto o da complemento oggetto, basta controllare se il verbo da cui è seguito ha già un soggetto oppure no. Se ce l’ha, che funge da complemento oggetto (perché il soggetto c’è già). Se invece non ce l’ha, che funge da soggetto.

Cui

Il pronome cui è invariabile e viene usato per esprimere un qualsiasi complemento indiretto (cioè sostituisce sempre un nome che avrebbe una preposizione davanti):

Conosco Mario; gioco spesso con Mario

Conosco Mario, con cui gioco spesso

Qui ad esempio cui sostituisce il nome Mario (che in una frase senza pronomi relativi sarebbe preceduto dalla preposizione con) e funge da complemento di compagnia, cioè indica la persona insieme alla quale il soggetto compie l’azione del verbo.

Il pronome cui è sempre preceduto da una preposizione (di cui, a cui, con cui…) e non può mai essere usato come soggetto o come complemento oggetto. Non è possibile ad esempio dire “l’uomo cui vedi è mio nonno“, perché in questo caso avremmo bisogno di un pronome relativo che funga da complemento oggetto (e infatti diremmo “l’uomo che vedi è mio nonno“).

Ci sono soltanto due casi in cui il pronome cui non è preceduto da una preposizione:

  • quando funge da complemento di termine
  • quando esprime possesso

Quando funge da complemento di termine (cioè indica il destinatario dell’azione del verbo), possiamo avere sia la forma a cui sia la forma cui senza preposizione:

È qui che abita il ragazzo a cui hai prestato il libro?

È qui che abita il ragazzo cui hai prestato il libro?

Entrambe queste frasi sono corrette (di solito viene usata la forma con la preposizione a davanti).

Quando invece esprime possesso, è preceduto da un articolo:

Marta è molto simpatica; il padre di Marta è medico

Marta, il cui padre è medico, è molto simpatica

Qui ad esempio il cui indica che il padre è di Marta.

L’articolo che viene usato ha lo stesso genere e lo stesso numero del nome che c’è dopo cui (ad esempio, se al posto di “padre” ci fosse “madre“, diremmo “la cui madre“).

Se la frase lo richiede, può esserci una preposizione articolata al posto dell’articolo:

Anna studia molto; non so niente del padre di Anna

Anna, del cui padre non so niente, studia molto

Qui ad esempio usiamo del cui perché in una frase senza pronomi relativi il nome padre sarebbe preceduto dalla preposizione articolata del.

Il quale

Il pronome il quale è variabile e presenta le seguenti forme:

Il qualeMaschile singolare
La qualeFemminile singolare
I qualiMaschile plurale
Le qualiFemminile plurale

Può essere usato sia al posto di che sia al posto di cui (nel primo caso è preceduto dall’articolo, nel secondo caso invece da una preposizione articolata):

Ho spedito una lettera a mio nonno, il quale abita lontano

Voglio molto bene alle mie zie, alle quali penso sempre

Questo pronome ha lo stesso genere e lo stesso numero del nome che sostituisce. Ciò significa che con un nome maschile singolare useremo il quale, con un nome femminile singolare useremo la quale e così via. Nei due esempi precedenti infatti il nome nonno è maschile e singolare, per cui viene usato il quale, mentre il nome zie è femminile e plurale, per cui viene usato le quali (che diventa “alle quali” perché esprime un complemento di termine).

In italiano vengono usati più frequentemente i pronomi che e cui rispetto a il quale.

Pronomi dimostrativi

I pronomi dimostrativi sono uguali agli aggettivi dimostrativi:

  • questo (sostituisce un nome vicino a chi parla)
  • quello (sostituisce un nome lontano da chi parla e da chi ascolta)
  • codesto (sostituisce un nome vicino a chi ascolta)

Sono tutti variabili, cioè hanno forme diverse per il maschile, il femminile, il singolare e il plurale:

Masch. sing.Femm. sing.Masch. plur.Femm. plur.
QuestoQuestaQuestiQueste
CodestoCodestaCodestiCodeste
QuelloQuellaQuelliQuelle

Ovviamente viene utilizzata la forma che ha lo stesso genere e lo stesso numero del nome che viene sostituito. Ad esempio, nella frase “questa casa è bella, quella è brutta” il nome che viene sostituito è casa, che è femminile e singolare, per cui il pronome deve essere femminile e singolare (e infatti c’è quella).

Il pronome quello, non essendo legato ad alcun nome, presenta soltanto le forme riportate qui sopra e non tutte quelle che può assumere da aggettivo (quel, quegli…).

Sono considerati pronomi dimostrativi anche:

  • stesso
  • medesimo
  • tale
  • costui, costei, costoro
  • colui, colei, coloro
  • ciò

I pronomi stesso, medesimo e tale hanno lo stesso significato dei rispettivi aggettivi, con l’unica differenza di non essere legati a un nome:

Le tue scarpe sono comode, comprerò anch’io le stesse

I pronomi costui (maschile singolare), costei (femminile singolare) e costoro (sia maschile sia femminile plurale) hanno lo stesso significato di “questo”, ma vengono usati unicamente per indicare una persona:

Non mi fido di costui

I pronomi colui (maschile singolare), colei (femminile singolare) e coloro (sia maschile sia femminile plurale) sono sempre seguiti da un pronome relativo e insieme ad esso significano “la persona che”:

Sto aspettando colui che mi salverà

Il pronome ciò è invariabile e viene usato unicamente per indicare una cosa astratta (significa “questa cosa”):

Ciò non rientrava nei miei piani

Pronomi interrogativi

I pronomi interrogativi sono:

  • chi
  • quale
  • quanto
  • che

Il pronome chi è invariabile e si riferisce sempre a una persona (a prescindere dal fatto che si tratti di un uomo o di una donna):

Chi bussa alla porta?

A chi hai dato le chiavi?

I pronomi quale, quanto e che invece hanno lo stesso significato dei rispettivi aggettivi interrogativi, ma a differenza di essi non sono legati a un nome:

AGGETTIVO

Quanto denaro hai speso?

PRONOME

Quanto hai speso?

La domanda può essere sia diretta (cioè con il punto di domanda alla fine) sia indiretta (introdotta da un verbo e senza il punto di domanda alla fine):

Chi viene a cena?

Chiedi a Marco chi viene a cena

I pronomi interrogativi sono gli stessi che vengono usati per introdurre un’esclamazione (cioè una frase che termina con il punto esclamativo). In questo caso vengono chiamati pronomi esclamativi:

Quanto ho faticato!

Chi si rivede!

Pronomi indefiniti

I pronomi indefiniti sono perlopiù identici agli aggettivi indefiniti e come essi possono essere suddivisi in:

  • singolativi (alcuni, altro, certo…)
  • quantitativi (molto, poco, tanto…)
  • collettivi (tutto, ciascuno…)
  • negativi (nessuno, alcuno…)

L’unica differenza ovviamente è che gli aggettivi sono legati a un nome, i pronomi invece no:

AGGETTIVO

Nessuno studente parlò

PRONOME

Nessuno parlò

Esistono inoltre pronomi indefiniti che non hanno un aggettivo corrispondente (e quindi che hanno sempre funzione di pronome):

  • uno, qualcuno, ognuno (usati sia per le persone sia per gli animali sia per le cose)
  • chicchessia (usato solo per le persone)
  • qualcosa, alcunché, niente, nulla (usati solo per le cose)

I primi tre possiedono solo il singolare e possono presentarsi anche al femminile (una, qualcuna e ognuna), mentre gli altri sono invariabili.

Pronomi doppi

I pronomi doppi (o misti) sono chiamati così perché svolgono contemporaneamente la funzione di due pronomi e sono:

  • chi e quanto, che rappresentano l’unione di un pronome dimostrativo e di un pronome relativo
  • chiunque, che rappresenta l’unione di un pronome indefinito e di un pronome relativo

Il pronome chi equivale a “colui che” e si riferisce sempre a una persona (è invariabile):

Chi rompe paga

Ammiro molto chi si impegna

Il pronome quanto equivale a “ciò che” e si riferisce sempre a una cosa:

Quanto dici è giusto

Non credo a quanto raccontate

Se però viene usato al plurale, assume il significato di “coloro che” e presenta in questo caso la forma quanti per il maschile e la forma quante per il femminile:

Alzino la mano quanti hanno già fame

Preparerò la cena a quante resteranno qui

Il pronome chiunque equivale a “qualunque persona che” e si riferisce sempre a una persona (è invariabile):

Chiunque sia stato non la passerà liscia

Darò i miei libri a chiunque li desideri

Come si fa l’analisi grammaticale di un pronome?

Quando ci troviamo di fronte a un pronome, dobbiamo indicare i seguenti elementi:

  • di che tipo è (personale, riflessivo…)
  • se è maschile o femminile
  • se è singolare o plurale
  • se è variabile o invariabile

Ad esempio, nella frase “i cuscini su cui siamo seduti sono sporchi, quelli invece sono puliti” l’analisi grammaticale dei pronomi cui e quelli deve essere fatta in questo modo:

Cui = Pronome relativo, invariabile

Quelli = Pronome dimostrativo, maschile, plurale, variabile

Se il pronome ha delle caratteristiche aggiuntive, dobbiamo specificarle. Ad esempio, nella frase “mi sono allacciato le scarpe in ascensore” l’analisi grammaticale del pronome mi deve essere fatta in questo modo:

Mi = Pronome riflessivo, invariabile, 1a persona singolare (forma atona)