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Seneca il Vecchio

Seneca il Vecchio (chiamato così per distinguerlo dal filosofo Seneca, che era suo figlio) nacque attorno al 50 a.C. in Spagna a Cordova da una famiglia di ceto equestre.

Dopo essersi trasferito in giovane età a Roma, ricevette un’educazione in campo retorico e iniziò a frequentare gli ambienti altolocati della società, sposandosi poi con la conterranea Elvia, da cui ebbe tre figli.

Morì intorno al 40 a.C. (sicuramente prima dell’esilio in Corsica di Seneca).

Nonostante venga spesso indicato come Seneca il Retore, non esercitò mai tale professione, ma si limitò a raccogliere in un’opera gli insegnamenti retorici ricevuti in gioventù (questo appellativo quindi è improprio).

Opere

La sua opera più importante, che prende spunto dalle lezioni che ricevette da giovane, si intitola Oratorum et rhetorum sententiae, divisiones, colores e consiste in una presentazione della retorica del tempo. Con l’avvento dell’impero l’insegnamento retorico aveva perso ogni funzione pratica, dato che la libertà di parola era venuta meno, per cui gli oratori non potevano fare altro che esibirsi in vuote esercitazioni di fronte a un pubblico di spettatori, chiamate declamationes. Nell’opera Seneca il Vecchio illustra i due tipi di declamationes più in voga, le suasoriae e le controversiae:

  • nelle suasoriae l’oratore cercava di orientare con il proprio discorso l’azione di un personaggio storico o mitologico di fronte a una scelta difficile
  • nelle controversiae l’oratore partecipava a un processo giuridico fittizio, prendendo le parti di uno o più imputati

L’opera comprende un libro di suasoriae e cinque libri di controversiae. Inoltre, in aggiunta ai vari temi di queste esercitazioni, Seneca il Vecchio fornisce un’interpretazione personale della storia della retorica a Roma, che secondo lui stava vivendo un periodo di decadenza per via della corruzione morale dell’intera società.

Stile

Dato che Seneca il Vecchio presenta esempi di suasoriae e di controversiae, il suo stile coincide con quello tipico di questi componimenti, che miravano alla spettacolarizzazione del discorso e a espedienti retorici sorprendenti per il pubblico. Non c’era quindi una finalità pratica, ma solo estetica.

A differenza di Quintiliano, che criticherà questo genere di esercitazioni retoriche, Seneca il Vecchio non sembra disprezzarle, anche se è convinto del declino a cui la retorica è andata incontro rispetto ai tempi della repubblica.