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La volpe e l’aquila

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Il nuovo Latina Lectio

La versione inizia con:

Saepe potentes vinci non clementia aut misericordia…

La versione termina con:

…subolem eriperet, incolumes catulos vulpi reddidit

Traduzione

La favola insegna che spesso i potenti sono sopraffatti non dalla clemenza o dalla misericordia, ma dalla paura dei pericoli e della morte, (favola) che Fedro scrisse per mostrare la crudeltà e la prepotenza di quelli che sono sempre pronti a opprimere gli umili.

Narra infatti che un’aquila rapì e portò i cuccioli di una volpe su un’alta quercia (letteralmente portò i cuccioli, dopo che furono rapiti), affinché i suoi piccoli si cibassero della loro carne.

Allora la madre iniziò a pregare l’aquila di restituirle i giovani cuccioli.

Ma quella, ritenendo di essere al sicuro a causa dell’altezza dell’albero, non fu commossa dalle preghiere della misera madre, che fu portata a un tale livello di disperazione che prese dall’altare del tempio vicino un tizzone ardente e circondò l’albero con le fiamme, affinché i piccoli dell’aquila fossero uccisi dall’incendio insieme ai suoi cuccioli e il suo dolore si unisse a una sofferenza della crudele nemica.

Allora l’aquila, sopraffatta dal terrore, restituì alla volpe i cuccioli incolumi per sottrarre alla morte la propria prole.