Alessandro doma il cavallo Bucefalo (2)
Autore
Plutarco
Libro
γραφίς
La versione inizia con:
Γενομένου δὲ γέλωτος εἶθ’ὁρισμοῦ…
La versione termina con:
…Μακεδονία γάρ σ’οὐ χωρεῖ
Traduzione
Dopo che fu scoppiata una risata e che si furono messi d’accordo per il denaro (letteralmente ci fu stato un impegno gli uni verso gli altri per il denaro), subito, essendo corso verso il cavallo e avendo preso la briglia, lo fece voltare verso il sole, poiché, a quanto pare, aveva capito che si agitava vedendo la (propria) ombra proiettarsi in avanti e muoversi.
Correndo per un po’ insieme ad esso e accarezzandolo, appena vide che si riempiva di ardore e di animosità, essendosi tolto con calma la clamide ed essendosi tirato su, si mise saldamente in sella.
E dopo avere tenuto per un po’ il morso con le redini, lo rese obbediente senza colpirlo o strattonarlo (letteralmente senza un colpo o uno strattone); quando vide che il cavallo si era calmato e desiderava correre (letteralmente aveva abbandonato il carattere minaccioso ed era desideroso della corsa), avendolo lasciato andare, lo incitava con voce sempre più alta e con un colpetto del piede (letteralmente servendosi ormai della voce più alta e del colpo del piede).
Tra i servitori di Filippo regnava in un primo momento l’angoscia e il silenzio; tuttavia, quando (Alessandro), avendo fatto girare (il cavallo), si voltò indietro davvero fiero e contento, tutti gli altri esultarono, mentre si dice che il padre abbia addirittura pianto per la gioia e, dopo che quello fu sceso, baciandogli la testa, abbia detto: “Figlio, cerca un regno adatto a te; la Macedonia infatti è troppo piccola per te (letteralmente non ti contiene)”.