Gli dèi e il nostro mondo
Autore
Cicerone
Libro
Il nuovo Latina Lectio
La versione inizia con:
Sunt philosophi, et fuerunt, qui omnino…
La versione termina con:
…tribui generi humano putant
Traduzione
Ci sono e ci furono filosofi che ritengono (letteralmente ritenevano) che gli dei non abbiano affatto alcuna cura delle vicende umane.
Se l’opinione di costoro è veritiera, quale devozione può esserci?
Quale pietà verso gli dei?
Quale religiosità?
Se gli dei non possono né vogliono aiutarci e non hanno affatto cura (di noi) e non badano a che cosa facciamo e non c’è (niente) che possa trasmettersi da questi alla vita degli uomini, che motivo c’è di offrire (letteralmente quale motivo c’è per cui offriamo) agli dei immortali alcun culto, onori e preghiere?
E non so se, eliminata la devozione verso gli dei, venga eliminata anche l’onestà, la società del genere umano e la giustizia, che è la più straordinaria delle virtù.
Ci sono invece altri filosofi, anche questi senza dubbio eminenti e celebri, che ritengono che tutto l’universo sia governato e diretto dall’intelligenza e dalla ragione1 degli dei e che questi badino e provvedano alla vita degli uomini (letteralmente e che da parte di questi si badi e si provveda alla vita degli uomini).
Infatti, ritengono che sia i raccolti sia le altre cose che la terra produce sia le condizioni atmosferiche sia le diversità delle stagioni sia i cambiamenti del cielo vengano donati al genere umano dagli dei immortali.
1 Qui il libro contiene un errore, perché dovrebbe esserci “mente atque ratione” al posto di “mentem atque rationem” (dato che entrambe le parole esprimono un complemento di causa efficiente e devono quindi essere in ablativo).